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Visualizzazione dei post da settembre, 2022
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    Dov’è il fascismo oggi? di Stefano G. Azzarà (Università di Urbino)* PROCESSI DI CONCENTRAZIONE NEOLIBERALE DEL POTERE,STATO D'ECCEZIONE E RICOLONIZZAZIONE DEL MONDO 1. Antifascismo degradato a propaganda Non c’è dubbio che in Fratelli d’Italia – il partito di Giorgia Meloni che tutti i sondaggi indicano come vincitore delle prossime elezioni con il 24% circa dei consensi – ci siano forti nostalgie fasciste o fascisteggianti. Diversi suoi esponenti nazionali e locali rappresentano già per la loro biografia la continuità con il MSI, la formazione che dopo la nascita della Repubblica italiana aveva raccolto gli eredi del fascismo sconfitto e che è stato a lungo guidato da Giorgio Almirante (un funzionario della Repubblica di Salò che nel contesto della Guerra Fredda seppe subito riposizionarsi in chiave filoamericana e anti-PCI). E la stessa Meloni è stata dirigente del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del MSI incline a un impegno “sociale” e “mov
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  Si chiama flat tax ma si legge sradicamento del welfare  Nei pochi paesi dove la flat tax viene applicata  lo stato sociale è stato ridotto ai minimi termini partendo per altro da ben poche prestazioni erogate con interi settori sociali tagliati fuori da ogni forma di aiuto e assistenza.  In paesi nei quali il welfare è invece articolato, come nella vecchia Europa, tra prestazioni socio assistenziali e previdenziali, la flat tax determinerebbe tagli al sistema pubblico (a partire da istruzione e sanità) che creerebbero alla lunga le condizioni di un conflitto sociale assai articolato. Non viviamo nei paradisi fiscali ma in società complesse costruite nei lunghi decenni neokeynesiani, perfino economisti liberal mettono in guardia dalla riduzione sistematica e generalizzata delle tasse che comporterebbe la contrazione della spesa pubblica con ripercussioni immediata sui servizi erogati dal welfare. Se poi pensiamo al rincaro delle tariffe energetic
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  La sanità della quale tutti parlano...   Finita la campagna elettorale, domani si vota e nella notte tra domenica e lunedi' conosceremo vincitori e sconfitti .  Non ci interessa parlare di una campagna elettorale che ha visto una partecipazione attiva assai scarsa tanto che i leaders politici si sono affidati a cene, social per inviare i loro messaggi, solo negli ultimi giorni è avvenuta l'affissione di cartelli negli appositi spazi ad opera non solo di volontari ma di personale pagato da candidati e partiti a corto di militanti. Vogliamo invece soffermarsi sulla sanità, la grande malata del welfare , sanità che nei prossimi anni sarà attesa da ulteriori tagli. In questi 3 anni sono state fatte numerose, tutte o quasi disattese: le assunzioni sono arrivate con il contagocce, mancano ancora decine di migliaia di sanitari, l'edilizia sanitaria è quasi ferma, il numero chiuso negli atenei per l'accesso alle facoltà sanitarie è rimasto al suo pos
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Si chiama Flat tax ma si legge disuguaglianza " Paghiamo meno tasse, siamo tartassati dal fisco, non possiamo andare avanti con questi salassi" Da sempre settori della società rivendicano la riduzione cospicua delle tasse, fino a qualche anno fa erano settori che non avevano certo bisogno del welfare, pur ricorrendo alle prestazioni dello stesso, magari mandavano i figli alle scuole private, non disegnavano la sanità privata, stipulavano assicurazioni private sulla vita. Ma se a invocare la riduzione del cuneo fiscale troviamo sindacati e lavoratori vuol dire che i padroni hanno vinto culturalmente e politicamente. Spieghiamoci meglio per non essere travisati e non apparire come apologeti di un sistema fiscale oneroso e di una cultura statalista (per altro da non disdegnare) Due slogan hanno attraversato gli anni Sessanta e Settanta: lavorare meno per lavorare tutti, le tasse le paghino i padroni. La riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario sareb